NATALE DI ALATRI 2015

Le mura poligonali dell’Acropoli di Alatri, di origine megalitica, sono oggetto da anni di un malinteso relativo alla loro datazione, secondo il quale sarebbero da attribuire alla mano degli antichi Romani. Solo attraverso studi indipendenti sarà possibile ristabilire la verità sull’origine di un sito così controverso, la cui tecnica costruttiva nulla ha a che fare con quella utilizzata dai Romani. Il video mostra la giornata internazionale di studio organizzato il 21 giugno 2015 all’alba del Solstizio d’Estate sull’Acropoli di Alatri a cui hanno partecipato Robert Bauval, Sandro Zicari, Chiara Dainelli, Paolo Debertolis e Daniele Gullà.

IL SIGNIFICATO ASTRONOMICO DEL CAPPELLO A PUNTA DEI MAGHI

Il Mago Gendalf de "Il Signore degli Anelli" di J.R.R. Tolkien

Il Mago Gandalf de “Il Signore degli Anelli” di J.R.R. Tolkien

I maghi sono spesso rappresentati con lunghi cappelli a punta, e, alcune volte, ornati con motivi astronomici. Georges Ivanovič Gurdjieff, nel suo “La Lotta dei Maghi”, descrive la vestizione del mago e, in particolare, il dettaglio del cappello:

Il Mago si toglie i suoi vestiti, riceve degli unguenti da uno dei suoi studenti, se lo spalma sul corpo, si rimette i vestiti e sopra i suoi abituali vestiti indossa una toga con lunghi lembi. La toga è tutta bordata con i segni dello Zodiaco; nella parte posteriore è ricamato il simbolo del pentacolo, e sul petto un teschio e ossa incrociate. Sulla testa pone un alto cappello a punta ricamato con stelle di diverse dimensioni.”

Nell’episodio “L’apprendista Stregone” di Paul Dukas, basato sull’omonima ballata del 1797 di Goethe, del film di Walt Disney, “Fantasia”, Topolino, giovane apprendista dello stregone Yen Sid, indossa proprio il cappello descritto nel copione del balletto di Gurdjieff.

L'Apprendista Stregone di Walt Disney

L’Apprendista Stregone di Walt Disney

Questa volta l’incontro avvenne, ‘per caso’, nel 2012, al Neues Museum di Berlino (il museo famoso nel mondo per il busto di Nefertiti). Al Piano Terra del Museo mi imbattei in una teca contenente il cosiddetto Berliner GoldenHut.

Il Cappello d'Oro al Neues Museum di Berlino

Il Cappello d’Oro al Neues Museum di Berlino

Il Cappello d’oro di Berlino (Berliner Goldhut in tedesco) è un manufatto risalente alla tarda Età del Bronzo (tra il 1000 a.C. e 800 a.C. circa) realizzato in una sottile lamina d’oro. Il Cappello d’oro di Berlino è quello che si è meglio conservato rispetto ai quattro “Cappelli d’Oro” rinvenuti in Europa e risalenti, più o meno, tutti alla stessa epoca. Degli altri tre, due sono stati rinvenuti in Germania e uno in Francia. Tutti e quattro sono stati rinvenuti tra il XIX e XX secolo.

I Cappelli d'Oro

I Cappelli d’Oro

Wilfried Menghin, nel suo trattato “Acta Praehistorica et Archaeologica”, ipotizza che tali oggetti abbiano avuto funzioni calendariali-astronomiche. Lo studioso sostiene che i simboli rappresentano un calendario lunisolare che consentirebbe di ottenere delle date sia nel calendario solare che in quello lunare.

Lo studio del Calendario Luni-Solare sul Cappello d'oro di Berlino

Lo studio del Calendario Luni-Solare sul Cappello d’oro di Berlino

Dal momento che una esatta conoscenza dell’anno era di particolare interesse per la determinazione di eventi religiosi importanti come ad esempio il solstizio d’estate o d’inverno, le conoscenze astronomiche raffigurate sui Cappelli d’Oro erano di alto valore nella società arcaica. Le relazioni scoperte finora permetterebbero il conteggio di unità temporali fino a 57 mesi. Una semplice moltiplicazione di tali valori permetteva anche il calcolo di periodi più lunghi, ad esempio i cicli metonici. Ogni simbolo, o ogni anello di un simbolo, rappresenta un solo giorno. Oltre a questi ornamenti ci sono varie fasce composte da un diverso numero di anelli che rappresentavano i giorni che dovevano essere aggiunti i sottratti al periodo in questione.