“La Divina Sapienza” a Palazzo Barberini a Roma. Un Talismano ermetico per il papa?”

di

Sandro Zicari e Robert Bauval

 

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La sala dell’affresco a Palazzo Barberini a Roma

Tra il 1628 e il 1633 il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, commissiona ad Andrea Sacchi, un artista pressoché sconosciuto negli ambienti del Barocco romano, la realizzazione di un affresco a Palazzo Barberini al Quirinale a Roma. Per la costruzione e le decorazioni del Palazzo sono stati già chiamati i migliori artisti dell’epoca come Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini, Francesco Borromini e Pietro da Cortona.

Sono gli anni della Controriforma, dell’Inquisizione e degli Ordini religiosi sorti per difendere il Cattolicesimo in Europa. Negli stessi anni Galileo Galilei viene accusato, processato e costretto ad abiurare le teorie eliocentriche dal Sant’Uffizio.

Quanti sono i livelli di significato dell’affresco di Andrea Sacchi? Chi è il misterioso “sconosciuto erudito romano” che, secondo lo storico F. HASKELL, suggerisce all’artista il tema e la composizione dell’affresco?

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Robert Bauval e Sandro Zicari davanti a Palazzo Barberini

La lettura iconografica dell’affresco

Nel 1923, lo studioso Giovanni Incisa della Rocchetta scopre nell’Archivio della Biblioteca Barberiniana il documento più antico che tratta della commissione dell’opera e del soggetto. La fonte di ispirazione per il tema è il Libro della Sapienza.

Il Libro della Sapienza è un testo contenuto nella Bibbia cristiana ma non accolto nella Bibbia di religione ebraica. Inoltre, come gli altri libri deuterocanonici, il Libro della Sapienza è presente nella tradizione della Chiesa cattolica e ortodossa, ma non nella tradizione protestante. È scritto in lingua greca e redatto ad Alessandria d’Egitto. La prima tradizione cristiana lo attribuisce direttamente al saggio e mitico re Salomone.

La Divina Sapienza è raffigurata al centro dell’affresco come una donna seduta in trono; alle sue spalle splende il sole dell’alba; nella mano destra regge uno scettro con l’occhio di Dio con cui illumina la sfera terrestre, nella sinistra lo specchio simbolo della Prudenza. Sul seno della Sapienza appare un piccolo sole che, insieme alle api che decorano il trono, compongono i simboli della famiglia Barberini.

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L’affresco de ‘La Divina Sapienza’ di Andrea Sacchi

 

La donna è attorniata da undici figure femminili che simboleggiano le sue virtù: la Nobiltà con la corona di Arianna, la Giustizia con la bilancia, la Fortezza con la clava, l’Eternità con il serpente, la Soavità con la lira, la Divinità con il triangolo, la Magnanimità con la spiga di grano, la Bellezza con la chioma di Berenice, la Perspicacia con l’aquila, la Purezza con il cigno, la Santità con la croce e l’altare. Nel cielo appaiono due arcieri alati: il primo sul leone rampante, che rappresenta l’Amore di Dio, mentre il secondo, sulla lepre simboleggia il Timore di Dio.

La Dea dai mille nomi

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La Dea Minerva (I sec. a. C.) – Musei Vaticani

 

La composizione dell’affresco ha come protagonista la Divina Sapienza, impersonificata dalla dea Minerva, l’Atena romana, la Vergine Celeste. Ma né Minerva, né tantomeno Atena, nell’iconografia classica, sono rappresentate sedute su di un trono tra due leoni, bensì in piedi, mentre reggono in una mano uno scudo e nell’altra una lancia.

Chi è allora la figura rappresentata nell’affresco?

I primi decenni del Seicento sono gli anni dei grandi progetti di abbellimento di Roma, degli imponenti interventi edilizi che interessano tutta la città, delineandone il volto barocco che tutt’oggi milioni di turisti possono ammirare.

Durante le operazioni di sbancamento per le fondamenta del Collegio Romano, la sede dell’Ordine dei Gesuiti, riemergono i resti del famoso e immenso tempio di Iside Campense in Campo Marzio, costruito sotto imperatore Caligola (12-41 d.C.).

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La Facciata del Tempio di Iside Campense a Roma

Suscita grande interesse una tavola in bronzo intarsiato, nota come la Mensa Isiaca del Cardinal Bembo (oggi esposta al Museo Egizio di Torino). Il gesuita Athanasius Kircher la studia accuratamente e ne tenta la decifrazione dei geroglifici. La dea Iside è rappresentata al centro della Tavola seduta su di un trono con ai lati due leoni. La stessa rappresentazione della Divina Sapienza dell’affresco del Sacchi.

La Tradizione Egizia riemerge dalle profondità dimenticate del suolo della Roma cattolica del diciasettesimo secolo.

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La Tavola Bembo (Museo Egizio di Torino)

 

La Divina Sapienza nell’affresco è rappresentata nell’atto di illuminare con il proprio scettro la porzione del globo terrestre corrispondente all’area del mare mediterraneo: l’Italia eredita la Tradizione Ermetica proveniente dall’Antico Egitto.

 

Papa Urbano VIII Barberini

 

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Ritratto di papa Urbano VIII Barberini

 Il 19 luglio 1623, undici giorni dopo la morte di Gregorio XV, iniziò il conclave per l’elezione del nuovo pontefice.

L’elezione si delineò particolarmente difficile perché dei cinquantacinque cardinali che parteciparono al conclave, una quindicina erano stimati papabili.

Dopo diciassette giorni di inutili scrutini e mentre diventava insopportabile l’afa estiva accompagnata da una febbre infettiva che si diffuse fra i conclavisti, si concretizzò finalmente un possibile compromesso.

La mattina del 6 agosto si arrivò alla quasi unanime elezione del cardinale Maffeo Vincenzo Barberini. Immediatamente dopo il conclave però, Urbano VIII fu colpito, per molte settimane, dalla stessa malattia infettiva di cui, di lì a poco, morirono quasi quaranta dei cinquantacinque conclavisti.

Il papa teme per la sua vita a causa delle predizioni astrologiche circa la sua morte in coincidenza di un eclissi solare. La Spagna, da cui arrivano tali predizioni, aveva già inviato a Roma una delegazione di cardinali affinchè fossero preparati al prossimo conclave. Secondo tali profezie il papa sarebbe dovuto morire sotto gli influssi delle eclissi lunare del gennaio 1628 o di quella solare del dicembre 1828 oppure infine durante l’eclissi solare del giugno 1630.

 

Tommaso Campanella e la magia ermetico-astrologica

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Ritratto di Tommaso Campanella

 

Tommaso Campanella nasce a Stilo, in Calabria, nel 1568. Entra a 14 anni nell’Ordine dei domenicani. La sua indole lo porta, sei anni più tardi, a rifiutare la cultura dottrinale dell’Ordine. Nel 1591 pubblica il suo primo libro, Philosophia sensibus demonstrata, a difesa del naturalismo di Telesio. Il libro gli costa l’accusa di eresia e un anno di carcere. Campanella va a Roma, a Firenze e a Padova, dove conosce Galileo Galilei e ne rimane profondamente colpito. Passa quasi trent’anni di vita tra galere e torture, accusato di sodomia, di eresia e di rivolta contro lo Stato spagnolo.

Nel giugno del 1626 a Campanella accade qualcosa al limite del miracoloso. Per ordine di papa Urbano VIII, viene fatto scarcerare e portato a Roma. Negli anni della prigionia Campanella ha continuato a scrivere e a pubblicare. Il suo libro “La città del Sole” è un best seller conosciuto in tutta Europa. E scrive il trattato De Siderali Fato Vitando ovvero come utilizzare la magia naturale per proteggere da congiunzioni astrali nefaste.

“Sigillarono una stanza per impedire che vi entrasse aria dall’esterno, la tappezzarono con drappi bianchi e la profumarono bruciando aromi. Usarono due lampade per rappresentare il Sole e la Luna e cinque torce per i pianeti. Riunirono pietre, piante e colori connessi con i benefici di Giove, Venere e il Sole e fecero suonare musica gioviale e afrodisiaca” (D.P. Walker, «Campanella e la magia»). Il rito è volto al fine di creare uno spazio rituale, un piccolo cielo propizio costruito all’interno della stanza sigillata in sostituzione del cielo esterno, reale e ostile, in altre parole, magia ermetico-talismanica.

Le cronache raccontano che Tommaso Campanella e papa Urbano VIII si chiusero per mesi, forse per anni, in una stanza speciale per effettuare questi riti magico-ermetici.

Gli sforzi del monaco filosofo sono evidentemente coronati dal successo, dato che papa Urbano VIII Barberini non morì nel 1628 ma nel 1644.

 

Le Interpretazione astronomiche dell’affresco

Alcuni studiosi tra cui George S. Lechner, ipotizzano che l’affresco possa raffigurare una particolare congiunzione astronomica che ebbe luogo all’alba del 6 agosto 1633, giorno dell’elezione a papa di Urbano VIII, ed essere utilizzato come cielo base per officiare le magie talismaniche di protezione per il papa Barberini.

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Il cielo all’alba del 6 agosto 1623

 

Entro il secondo decano del Leone, attorno al 9 di agosto alla latitudine di Roma si verifica un evento astronomico di particolare rilevanza nelle Tradizioni Antiche: la levata eliaca della stella Sirio, evento associato alla rinascita e alla dea Iside. Dopo settanta giorni di “invisibilità” la stella Sirio, risorge immediatamente prima dell’alba. Tale evento nell’Antico Egitto coincideva con le annuali piene estive del Nilo, fonte di vita per quelle popolazioni e con l’inizio del nuovo anno [Robert Bauval, The Egypt Code, Century Books, London 2006, Chapter 2].

 

La stanza dell’affresco della Divina Sapienza del Sacchi può essere la stanza dove avvennero le pratiche magiche condotte da Tommaso Campanella e papa Urbano VIII Barberini? I documenti ufficiali a noi pervenuti non sono precisi, forse volutamente. Ma, ad una più attenta osservazione della composizione dell’affresco, si nota che sono presenti alcune costellazioni zodiacali (la Bilancia, la Vergine e il Leone), alcuni paranatellonta (la costellazione del leone minore e della lepre), ma non vi è stato rappresentato alcun pianeta. Sono presenti, quindi, le cosiddette Stelle Fisse ma non ci sono le Stelle Erranti, “Usarono due lampade per rappresentare il Sole e la Luna e cinque torce per i pianeti”. Questo particolare è un ulteriore indizio per supporre che la stanza dell’affresco della Divina Sapienza possa essere proprio il sito dove si tennero i riti di protezione talismanici.

L’affresco della Divina Sapienza è “La Città del Sole” di Tommaso Campanella?

Tommaso Campanella, nel descrivere la gerarchia di potere della Città del Sole, sembra condurci tra le figure dell’affresco del Sacchi:

Genovese: “un Principe Sacerdote tra loro, che s’appella Sole, e in lingua nostra si dice Metafisico: questo è capo di tutti in spirituale e temporale, e tutti li negozi in lui si terminano. Ha tre Principi collaterali: Pon, Sin, Mor, che vuol dir: Potestà, Sapienza e Amore. […] E poi vi stanno l’offiziali a tutte cose attenti, che nullo possa all’altro far torto nella fratellanza. […] Gen. Di quante virtù noi abbiamo, essi hanno l’offiziale: ci è un che si chiama Liberalità, un Magnanimità, un Castità, un Fortezza, un Giustizia, criminale e civile, un Solerzia, un Verità, Beneficienza, Gratitudine, Misericordia, ecc.”

Il Principe-Sacerdote è identificato dal Sole e i suoi Principi dal Leone (Potestà), dalla donna assisa in trono (Sapienza) e dalla Lepre (l’Amore); infine le Virtù dalle 11 figure femminili.

Tommaso Campanella immagina il regno di Urbano VIII come la realizzazione della Città del Sole sulla Terra e il papa, il cui personale simbolo era il sole, la personificazione degli ideali di filosofi, papi e re della sua comunità utopistica.

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La Città del Sole

Il destino sembra giocare a favore di questa visione. Tommaso Campanella occupa ora una posizione di estrema influenza negli affari del Vaticano. Il mago-filosofo, infatti, è completamente riabilitato da papa Urbano VIII dalle sue accuse di eresia, e non solo. Propone al monaco dominicano di fondare il Collegio Barberini e di dirigerlo. Gli stessi detrattori domenicani di Campanella gli conferiscono il titolo di Magister Theologiae.

Alcuni ambienti del Vaticano, però, dopo aver dato alle stampe per la Reverenda Camera Apostolica i sei libri di un vecchio trattato campanelliano di astrologia, fanno giungere come septimus liber proprio il trattatello preparato per i rituali svolti nel Quirinale.

A complicare le cose giunge la notizia di una imminente richiesta di estradizione da Napoli, a seguito delle dichiarazioni di Tommaso Pignatelli. Domenicano e discepolo di Campanella negli anni del carcere napoletano, immagina di liberare il regno dalla dominazione spagnola. Sarà condannato a morte e, dopo essere stato torturato, confesserà una complicità del monaco mago, tenterà di ritrattare ma non ne avrà tempo perché verrà ucciso in carcere. Papa Urbano VIII rifiuta la richiesta di estradizione spagnola ma Tommaso Campanella è costretto a fuggire da Roma nel 1634.

E’ davvero tutto finito?

Nel febbraio 1635 il cardinale Richelieu riceve Tommaso Campanella a Parigi, complimentandosi e assicurandogli un vitalizio. Re Luigi XIII e sua moglie, la regina Anna d’Austria sono sposati da quasi vent’anni senza aver dato alla luce l’erede al trono. Nel 1637 Tommaso Campanella profetizza la nascita dell’erede, del “Roi Soleil”, il Re Sole, il re della Città del Sole, dalla quale regnerà sul mondo intero.

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Statua equestre di Luigi XIV raffigurato come Alessandro il Grande, di Bernini al Louvre, Parigi

Sorprendentemente, la previsione improbabile della nascita del ‘Re Sole’ effettivamente si realizza il 5 Settembre 1638 quando Anna d’Austria dà alla luce un bambino che, per una strana sincronicità, nasce proprio nel giorno del compleanno del monaco calabrese.

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